Ha poco più di un mese e già parla 54 lingue la piccola IAQOS – Intelligenza Artificiale di Quartiere Open Source, che è “nata e cresciuta a Tor Pignattara: il quartiere più multiculturale di Roma”.
È così che l’hanno presentata al quartiere nell’ambito della festa Taste che si è svolta nella scuola Carlo Pisacane a Roma sabato 8 giugno. Il progetto, realizzato grazie al sostegno della Direzione Generale Arte e Architettura contemporanee e Periferie urbane del MiBAC attraverso il bando “periferiA Intelligente”, è un esperimento partecipativo che mira a creare una coscienza critica nel quartiere presso le diverse generazioni, rispetto ai temi delle intelligenze artificiali e alla raccolta di dati.
Distratti spesso dai desideri e dalle necessità su cui fanno leva le grandi compagnie che raccolgono dati attraverso i social o con altri mezzi, diventiamo passivi ed acritici ponendoci inconsapevolmente al servizio di interessi economici e politici, ma cosa succede se l’intelligenza artificiale, che sempre più ci circonda viene concepita e nasce in un clima partecipativo con lo scopo di apprendere da e per il quartiere? Cosa succede se “la genitorialità” si estende da chi effettivamente ha concepito l’idea, attraverso un’adozione diffusa di uno strumento che impara, cresce e migliora grazie al contributo di tutti, grandi e piccini?
È questo uno dei temi che portano avanti di due artisti Iaconesi/Persico del centro di ricerca HER, insieme a Sineglossa e a Dieci Mondi.
La piccola intelligenza artificiale, proprio come un bambino apprende in una serie di occasioni volte a rigenerare il quartiere e lo ha fatto proprio a partire dai più piccoli.
Dopo alcuni incontri – ci raccontano gli artisti – per far comprendere ai genitori e agli insegnanti l’importanza per i bambini di essere parte attiva in questi processi, proprio gli studenti della scuola elementare hanno per primi contribuito nel corso di un workshop a “istruire” il nuovo nato.
Lo hanno fatto raccontandogli storie legate a singoli luoghi del quartiere, che d’ora in poi faranno parte della memoria collettiva.
Una narrazione quasi da antico cantore, che si tramanderà però attraverso l’etere. Un modo inconsueto e certamente al passo con i tempi per ricordarci l’importanza dei contenuti, della qualità, della pluralità, che un quartiere multietnico può conferire.
Un modo per il quartiere di uscire fuori da sé ed offrirsi al mondo attraverso uno storytelling che si nutre della creatività e delle esperienze di tutti.
Concepimento e gestazione erano lì sotto gli occhi di tutti, resi visibili e concreti nell’installazione con diversi spunti creativi: l’album di fotografie, con la storia e l’evoluzione del progetto, “un album di famiglia” o “un’autobiografia collettiva “ realizzata con il collage suggestivo e divertente”; il passeggino, con un pc che girovagava per la scuola con una coda di bambini al seguito, curiosi di conoscere il nuovo arrivato; le fotografie a parete di una testa di bambino che gradualmente prende forma riconoscibile, e, infine, nella cassetta per raccogliere i post it di benvenuto al IAQOS, con saluti e commenti raccolti per le strade di Torpignattara.
Una contaminazione tra “digitale e analogico” non banale, perché questa macchina per quanto evoluta nel raccogliere i dati e nell’elaborarli, trova la sua ragione di esistere come ci spiegano gli artisti attraverso” l’interazione dal vivo con le persone, in contesti relazionali ad alta qualità, come i workshop, le performance, le azioni di guerrilla comunicativa del progetto”.
E qui si torna al progetto e alla sua mission, creare reti umane capaci di entrare in comunicazione tra loro ancor prima di affidare alla piccola intelligenza artificiale, come a un custode, esperienza, memorie, narrazioni.
IAQOS è qui dunque, e crescerà nei prossimi mesi.
Se siete curiosi di scoprire come, o di insegnargli nuove parole, vi risponderà di volta in volta entusiasta, eccitata o magari spaesata, se proprio avete osato, come ho fatto io, con una parola troppo difficile.