C’è tempo ancora fino al 27 gennaio 2019 per ammirare la splendida raccolta di pittura impressionista esposta in occasione della mostra “Gauguin e gli impressionisti. Capolavori dalla Collezione Ordrupgaard” che, dopo essere stata allestita al Musée Jacquemart-André di Parigi e alla National Gallery of Canada di Ottawa, è ora approdata al Palazzo Zabarella di Padova e concluderà il suo viaggio itinerante in Svizzera, prima di rientrare definitivamente in Danimarca, all’Ordrupgaard Museum a nord di Copenaghen, attualmente in corso di restauro.
La raccolta costituisce un interessante esempio di collezionismo otto-novecentesco. Messa insieme, con spirito appassionato, nell’arco di circa vent’anni dal finanziere danese Wilhelm Hansen, nel 1939 è stata lasciata in eredità allo Stato danese dalla moglie di Wilhelm, Henny Nathalie Soelberg Jensen, insieme alla residenza di Ordrupgaard che la custodisce e che i coniugi avevano eletto a propria dimora.
Illustrando quasi un secolo di pittura francese, da Ingres a Gauguin, la collezione spazia dal dipinto storico al ritratto, dal paesaggio agreste alla veduta urbana, dalla natura morta alla rappresentazione di scene di vita moderna, restituendo una viva testimonianza di uno dei periodi storico-artistici più innovativi.
Il percorso espositivo
L’esposizione, curata da Fernando Mazzocca e da Anne-Birgitte Fonsmark, direttrice dell’Ordrupgaard Museum, si articola in diverse sezioni:
– Introduzione: la figura di Wilhelm Hansen e la storia della collezione
Questa sezione ripercorre, in sequenza cronologica e con l’ausilio della riproduzione di foto d’epoca, la vita di Wilhelm Hansen, mettendo a fuoco la ferma determinazione con cui operò – attraverso l’assidua frequentazione di gallerie e mercanti d’arte e nonostante sfortunate traversie finanziarie – per costituire quella che è considerata una delle più belle collezioni di pittura impressionista.
– Ingres, Delacroix, Daumier: i temi storici
I dipinti più interessanti tra quelli che compongono questo primo nucleo sono le due opere di piccolo formato di Honoré Daumier, Il lottatore e Don Chisciotte e Sancho Panza si riposano sotto un albero, nelle quali l’artista rivela appieno le sue doti di caricaturista.
– Corot e Courbet: tra Romanticismo e Naturalismo
Le qualità di paesaggista di Camille Corot hanno qui modo di emergere in tutta la loro forza in sei delle otto opere esposte. Da non perdere i tre bellissimi dipinti di Gustave Courbet, tra cui spicca senz’altro L’inganno, episodio di caccia al capriolo, quadro del 1866 di grande formato, nel quale le figure affiancate dei due caprioli colti nell’atto di compiere un lungo salto senza fondersi con il bosco innevato che le circonda danno allo spettatore una strana sensazione di irrealtà.
– Daubigny, Dupré, Sisley: dalla Scuola di Barbizon alla nascita dell’Impressionismo
Sono sei dipinti di Alfred Sisley a fare la parte del leone in questa sezione, tra i quali spiccano L’inondazione. Rive della Senna, Bougival, quadro appartenuto a Degas che illustra un tema ricorrente nella produzione di Sisley, e La rimessa dei barconi fluviali, scena avvolta in una luce grigiastra a cui le pennellate inframmezzate dalla tela non dipinta danno un non so che di indistinto.
– Da Boudin a Monet: il trionfo dell’impressione
In questa sezione è possibile ammirare Il molo a Trouville di Eugène Boudin, “precursore dell’Impressionismo e maestro di Claude Monet, la cui pittura fluida e impalpabile restituisce straordinariamente le variazioni luminose dell’atmosfera”. Di solo cielo e mare sono invece composti due dipinti di Charles-François Daubigny e Jules Dupré, chiaramente affascinati dall’elemento acqua come soggetto capace di schiudere a un pittore infinite possibilità espressive. Il paesaggio marino è protagonista anche in due opere di Claude Monet, a cui si affiancano La strada di Chailly attraverso la foresta di Fontainebleau, un quadro di sola natura privo di presenza umana, che “ha il carattere di un palcoscenico vuoto – una quinta teatrale – in attesa dell’ingresso dei personaggi che potrebbero riempirlo”, e Il ponte di Waterloo, nuvoloso.
– Pissarro: dalla solitudine del paesaggio alla pittura della vita moderna
Dei sei dipinti di Camille Pissarro presenti in mostra, ben quattro sono quadri di paesaggio raffiguranti i dintorni di Pontoise e di Eragny, nella campagna francese, nei quali l’artista cattura i ripidi pendii nei pressi del ruscello Saint-Antoine, “la bellezza rigogliosa di un pruneto in fiore, come pure la luminosità splendente del giardino della sua casa d’estate o l’inaspettata ricchezza cromatica di un paesaggio innevato”. Alla produzione tarda appartengono, invece, le due vedute di Parigi, Rue Saint-Lazare e Sole mattutino in Rue Saint-Honoré, entrambe riprese dall’alto, a restituire il fascino di quelle strade che l’artista definiva “così argentee, così luminose e piene di vita”.
– Degas e Cézanne: oltre l’Impressionismo
Nemico della pittura en plein air, Edgar Degas è qui presente con due opere: Cortile di una casa, bozzetto realizzato nel 1873 durante il suo soggiorno a New Orleans, e Donna che si pettina, “rappresentazione domestica di un rituale femminile, per il quale l’artista adotta un’inquadratura fotografica ravvicinata che concentra l’attenzione sul gesto della modella” e una gamma cromatica quasi interamente giocata sul rosso-arancio e soprattutto sul verde. Unica opera di Paul Cézanne presente in mostra è un olio su tela del 1895 circa appartenente alla serie delle Bagnanti, soggetto molto praticato dall’artista e replicato in molteplici varianti.
– Manet, Morisot, Renoir: il fascino dell’universo femminile
Di questa sezione fa parte uno dei primi dipinti di Édouard Manet, Donna con brocca, opera dal sapore rinascimentale sia per l’ambientazione sia per la posa calma e meditativa della figura colta nel gesto di versare acqua in un catino. Di Berthe Morisot – dapprima modella di Manet, di cui nel 1874 sposò il fratello Èugene, e poi unica artista donna ad affermarsi nel gruppo degli impressionisti – sono esposte due opere, Donna con ventaglio e Ragazza sull’erba. Legata a Manet, di cui fu allieva, è anche Eva Gonzalès, autrice del dipinto La convalescente, olio su tela che per levità e delicatezza nella stesura del colore fa l’effetto di un pastello. Tre le opere di Pierre-Auguste Renoir in questa sezione, tra cui spicca un bello schizzo de Le Moulin de la Galette, il celebre dipinto conservato al Musée d’Orsay di Parigi.
– Gauguin: un’avventura da Pont-Aven a Tahiti
“Un consiglio, non dipingete troppo dalla natura. L’arte è un’astrazione; prendetela dalla natura sognando al suo cospetto”. Queste parole di Paul Gauguin possono costituire una sorta di vademecum all’osservazione degli otto dipinti che compongono questa sezione, nei quali l’artista mostra di aver intrapreso quel cammino di ricerca in direzione di una sintesi tra realtà percepita dai sensi e immaginazione. In mostra La piccola sogna, studio del 1881 raffigurante uno dei figli dell’artista immerso nel sonno con le spalle rivolte all’osservatore; tre opere del 1888, La vendemmia, olio dipinto su una tela di juta grezza, Paesaggio a Pont-Aven, testimonianza del suo soggiorno in Bretagna, e Alberi blu, dipinto durante il periodo di convivenza con Van Gogh nella Casa gialla di Arles, in cui si sente forte l’influenza del collega olandese e delle stampe giapponesi; e ancora Due vasi con fiori, natura morta del 1890 circa, e il Ritratto di giovane donna del 1896, raffigurante Jeanne Goupil, seduta frontalmente con indosso un castigato abito marrone da cui spunta un viso che pare una maschera di porcellana, un ritratto che “è quasi l’antitesi delle esotiche donne polinesiane succintamente vestite che erano le abituali modelle dell’artista” e che compaiono negli ultimi due dipinti di questa sezione, Donna tahitiana del 1898 e Adamo ed Eva del 1902.
– Manet, Redon, Matisse: la poesia della natura morta
La mostra si conclude con tre nature morte: Cesto di pere di Édouard Manet, di cui Hansen andava tanto fiero da mostrarlo agli intervenuti alle sue cene “come un altro dessert dopo il gelato”, Fiori e frutta di Henri Matisse, dove le margherite e i papaveri disposti nel vaso e i pomi raccolti nella ciotola in primo piano si evidenziano per un cromatismo intenso e ricco di contrasti, e, infine, una natura morta di Odilon Redon che, nel ricorso a una tavolozza antinaturalistica e nella creazione di un’atmosfera come sospesa, carica gli oggetti raffigurati di una forte valenza simbolica dal significato ermetico.
Informazioni
Gauguin e gli impressionisti.
Capolavori dalla Collezione Ordrupgaard
Padova, Palazzo Zabarella
Dal 29 settembre 2018 al 27 gennaio 2019
Indirizzo
Via degli Zabarella 14, Padova
Orari
Da martedì a domenica 10.00-19.00
(la biglietteria chiude alle 18.15).
Chiuso tutti i lunedì.
Aperture straordinarie: 1 novembre,
8 e 26 dicembre, 1 e 6 gennaio.
Chiusura straordinaria: 25 dicembre
Biglietti
Intero € 13,00
Ridotto € 11,00
Ridotto speciale € 7,00 (minorenni)
Biglietto aperto € 16,00
Gruppi € 12,00 (a persona)
Scuole € 6,00 (a studente)
Prenotazione obbligatoria per gruppi e scolaresche
Info e prenotazioni
Tel. (+39) 049 87 53 100
Ufficio stampa
Studio Esseci, Padova
Catalogo
Marsilio Editori, Venezia 2018